Arabia Saudita e Russia erano d’accordo sul proseguire con i tagli di produzione concordati a maggio, come abbiamo ricordato su queste pagine settimana scorsa (leggi qui).
Si stava procedendo, quindi, con un prolungamento dell’accordo tra OPEC e Russia almeno fino a luglio. Questo per il semplice motivo che la domanda di petrolio, seppur in crescita, non si è dimostrata ancora stabile. Insomma, c’è troppa instabilità nel mercato del greggio per riprendere la produzione in tranquillità.
Però grazie a ulteriori analisi si è scoperto che ben 4 nazioni stavano barando: Angola, Iraq, Kazakistan e Nigeria, infatti, pare abbiano dichiarato numeri falsi sui loro tagli della produzione.
Questo è un problema purtroppo noto all’Arabia Saudita fin dagli anni ’80. In qualità di leader dell’organizzazione ha sempre spronato gli stati membri a collaborare in modo equo. Anche la Russia non ha quasi mai rispettato in toto gli accordi, ma da quest’anno combatte insieme all’Arabia Saudita per il rispetto dei dolorosi accordi riguardo la produzione.
Tutti e 4 gli stati bugiardi avevano una scusa, dai problemi tecnici agli errori di misurazione. Ma Mosca e Riyadh hanno preso una linea dura.
Novak, ministro dell’energia russo ha dichiarato: “È importante notare che il mercato è ancora fragile e necessita di un’azione decisiva. Ecco perché è ora più importante che mai mantenere una conformità del 100%.”
L’Arabia è andata anche oltre: non solo ha chiesto un ritorno al rispetto degli accordi ma anche una compensazione per i mancati tagli della produzione nei mesi di maggio e giugno, mesi oggettivamente di grande difficoltà per tutti gli “stati petroliferi”.
Dopo alcune discussioni, Nigeria, Angola e Kazakistan si sono inchinati alla pressione. Ma l’Iraq era decisamente contrario all’accordo. Ali Allawi, che rappresenta l’Iraq in qualità di ministro del petrolio, ha inviato una lettera in cui affermava che Baghdad sarebbe stato in grado di soddisfare la sua quota entro la fine di luglio, ma ha respinto l’idea di un risarcimento.
Nei colloqui diplomatici del 5 giugno, però, anche l’Iraq si è arreso agli accordi.
Ora gli accordi possono procedere, quindi i tagli della produzione sono confermati almeno fino a luglio.
Il principe saudita Abdulaziz bin Salman si augura che non ci saranno altri imbrogli, però osservatori internazionali hanno il dubbio che Arabia e Russia non abbiano reali mezzi di controllo, oltre a quelli politici.
Vedremo cosa succederà. Di sicuro il mercato petrolifero è ancora sotto i riflettori. La grande ripresa di maggio (migliore mese di sempre) non ha ingannato gli esperti del settore che vedono ancora una domanda incerta e volatile.
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