La guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia ha letteralmente creato un oceano di petrolio che ormai si ha difficoltà a stoccare. Soprattutto se consideriamo che anche la domanda è scesa drasticamente a causa del coronavirus.
Il recente crollo dei prezzi ha ravvivato l’economia delle navi container per stoccare il petrolio proprio come successe nel 2008.
Sulla base di tariffe di noleggio giornaliero corrente, una superpetroliera costerebbe tra $ 18 milioni e $ 25 milioni per 12 mesi, a seconda della qualità della nave, secondo le stime Shipbrokers. I commercianti devono anche pagare i costi di finanziamento, sebbene questi non siano generalmente ritenuti proibitivi.
La grande ondata di greggio extra colpirà le economie occidentali proprio in un momento in cui è probabile che sentano la piena forza dell’epidemia di coronavirus, creando un surplus di ben 10 milioni di barili di petrolio al giorno nel periodo aprile-giugno, ha affermato Warren Russell, commodity strategist presso Bank of America.
Ciò significa che lo stoccaggio del petrolio mondiale potrebbe arrivare a oltre 900 milioni di barili nei tre mesi a partire da aprile. Di conseguenza, “i prezzi del petrolio potrebbero dover scendere per interrompere la produzione di petrolio”, ha dichiarato Russell.
La Cina, gli Stati Uniti e l’India, i tre maggiori consumatori di petrolio del mondo, stanno valutando di acquistare petrolio a basso costo per riempire le loro riserve strategiche.
Con il crollo del petrolio vicino a un minimo di 18 anni tra shock di domanda e offerta senza precedenti, la Russia ha finalmente ammesso : il greggio è troppo economico. Non c’è ancora, però, nessun confronto programmato con l’OPEC.
“Vorremmo vederlo più in alto”
Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino in una teleconferenza.
L’Iraq, il secondo maggiore produttore dell’OPEC, martedì ha esortato il gruppo e i suoi partner a tenere nuovi colloqui per affrontare la crisi. Eppure l’Arabia Saudita mercoledì ha detto che avrebbe pompato circa 12,3 milioni di barili al giorno nei prossimi mesi, mentre le compagnie petrolifere russe hanno insistito che i loro bassi costi di produzione avrebbero permesso loro di continuare a produrre anche se i prezzi si spostassero a $ 10 al barile.
Le casse nazionali della Russia potrebbero rivelarsi meno resistenti del previsto. Il ministro delle finanze Anton Siluanov ha avvertito mercoledì che il bilancio statale, che ottiene circa il 40% delle sue entrate dall’industria petrolifera e del gas, andrà in deficit quest’anno a causa dei bassi prezzi del greggio.
A causa della guerra dei prezzi e del rallentamento della domanda globale , secondo Siluanov , le entrate della Russia da petrolio e gas dovrebbero essere di quasi 3 trilioni di rubli ( $ 38,4 miliardi ) inferiori al previsto.
Gli Stati Uniti provano timidamente a scrivere al principe Mohammed bin Salman dell’Arabia Saudita per fare smettere la guerra dei prezzi. Gli statunitensi probabilmente si scordano che la Russia ha rifiutato l’accordo con gli arabi anche per punire gli stessi Stati Uniti a causa delle sanzioni assurde per il Nord Stream 2 (qui una bella spiegazione da Gazprom).
L’Arabia Saudita non è detto che manterrà questo ritmo produttivo. Già nel 2014 aveva provato a mettere in crisi le aziende di scisto statunitensi senza riuscirci (ma arrecando comunque molti danni). In questa occasione lo scenario è diverso: il prezzo è decisamente più basso e, soprattutto, c’è la Russia a godere mentre gli altri litigano. Inoltre le finanze arabe non sono messe molto bene. Insomma, le incertezze sono tantissime.
Ricordo che, come ho detto nel B-Club, qualche giorno fa ho aperto un vertical spread di call strike 40-45 scadenza settembre. Probabilmente il prezzo è irraggiungibile (pazienza) ma sarà curioso capire come si evolverà la situazione, sia da trader che da appassionato di geopolitica e materie prime.
_
Per ulteriori analisi e approfondimenti, entra nel B–Club!