Già settimana scorsa ci siamo posti domande riguardo il futuro del petrolio (leggi qui l’articolo), e lo facciamo anche oggi grazie a dei dati in più giunti in nostro soccorso.
La scorsa settimana, l’Agenzia internazionale per l’energia ha pubblicato le sue ultime prospettive sul mercato petrolifero, spingendo per la prima volta le sue previsioni trimestrali alla fine del 2021.
Non pensa che la domanda si sarà completamente ripresa fino allora. Nell’ultimo trimestre del prossimo anno si prevede che la domanda mondiale di petrolio continuerà a essere di circa 2 milioni di barili al giorno al di sotto dei livelli pre-covid19 e di oltre il 4% al di sotto di dove ci si poteva ragionevolmente aspettare che fosse in assenza della crisi.
Potrebbe non sembrare molto ma avrà grandi implicazioni per i mercati petroliferi e l’industria petrolifera.
La domanda sta crescendo in modo significativo e grazie ai tagli della produzione di tutti i paesi produttori, l’offerta e la domanda globali di petrolio sono tornati quasi in equilibrio, e le riserve inizieranno ad essere ridotte nella seconda metà dell’anno.
Ma la quantità di petrolio immagazzinato che deve essere bruciato prima che ci sia spazio per i produttori per pompare di più è enorme. Negli ultimi sei mesi è stata immagazzinata una quantità sufficiente di greggio in serbatoi di stoccaggio, caverne e navi per permette a tutti i camion pesanti degli Stati Uniti di fare 5 volte il giro del mondo.
Tutto il lavoro svolto per tagliare la produzione soprattutto da parte dell’OPEC+ potrebbe invitare i paesi produttori a ricominciare a trivellare.
Prima però bisogna consumare le scorte ma l’equilibrio è sottile perché la maggior parte dei paesi produttori è dipendente dal petrolio quindi non vede l’ora di tornare ai livelli pre-covid19 per sostenere le proprie economie.
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