C’è molta confusione intorno alle materie prime a causa del coronavirus. Anche il caffè non è da meno.
Oggi il Financial Times prova a fare il punto della situazione sul caffè. Ci prova, almeno.
José Marcos Magalhães, capo della seconda più grande cooperativa di caffè del Brasile, Minasul, ha assistito all’aumento delle esportazioni verso Europa e Nord America. Minasul si aspettava di spedire 400.000 sacchi (ciascuno contenente 60 kg di caffé) per tutto il 2020, ma i suoi ordini sono saliti oltre quel livello a marzo.
Magalhães ora prevede che le vendite internazionali per l’anno raggiungeranno le 800.000 unità, più del doppio alle 360.000 dell’anno scorso.
“Stiamo avendo una domanda molto elevata, principalmente dall’Europa. Il consumo è aumentato molto anche nei supermercati degli Stati Uniti perché a causa della quarantena vogliono fare scorta”
I prezzi del caffè sono schizzati in alto quando grandi torrefattori come Nestlé, JAB e Lavazza si sono precipitati per accaparrarsi grandi scorte. Il future scambiato all’ICE market da febbraio è salito del 20%.
“C’è una carenza di caffè arabica “, ha dichiarato Roberto Vélez, amministratore delegato della Federazione colombiana dei coltivatori di caffè.
Gli analisti di Rabobank prevedono che il ritmo lento delle esportazioni da molti paesi continuerà per tutto il 2020.
Le speranze dei produttori si basano sul raccolto del Brasile, che inizia a maggio, e sul secondo raccolto della Colombia, la sua “mitaca“, che inizia alla fine di questo mese.
Insomma c’è una generale difficoltà nel soddisfare la domanda.
Ma gli analisti specializzati di Marex Spectron si aspettano che la domanda complessiva diminuisca poiché il bere a casa non riesce a compensare la mancanza di consumo in catene come Starbucks e nei ristoranti. Rabobank ha registrato una caduta della domanda dello 0,4 per cento nel 2020, rispetto a un aumento del 2,5 per cento nel 2019. Tale calo sarebbe simile ai livelli registrati dopo la crisi finanziaria del 2008.
C’è da dire che Cina e Singapore, ad esempio, stanno lentamente ripartendo quindi la domanda potrebbe essere sostenuta dall’economie di questi paesi.
Da un punto di vista operativo chiaramente la situazione non è ben comprensibile. A dirla tutta si è complicata nelle ultime 2 settimane. A fine marzo era più chiara.
Noi che operiamo anche con spread stagionali, il 31 marzo abbiamo aperto uno spread a seguito di un approfondito studio.
Il prezzo era chiaramente iper comprato proprio a causa dei seguenti fattori:
L’operazione sta procedendo bene tanto da permetterci di mettere al riparo il profitto alzando lo stop loss.
Noi sappiamo che l’unica cosa certa del trading è il rischio, il profitto non è né certo né prevedibile. Noi con questa mossa diminuiamo il rischio: il meglio che si possa chiedere!
Non possiamo prevedere il futuro ma sicuramente questo è un esempio come l’analisi delle commodity e degli scenari globali può aiutare un’operatività.
Le materie prime rimangono un tema incredibilmente affascinante ma anche complesso dove le analisi spesso sono un gioco fine a se stesso, senza risvolti pratici.
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