Gli scacchi e il VIX

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Gli scacchi e il VIX

Un buon giocatore di scacchi, se si è soffermato nell’immagine dell’articolo, potrebbe aver notato che non è una foto casuale presa da Google Immagini, ma rappresenta la situazione di STALLO negli scacchi.

Nel gioco degli scacchi, lo stallo è il termine con cui si indica la situazione in cui un giocatore non ha a disposizione mosse effettuabili pur non trovandosi sotto scacco. Lo stallo determina la fine immediata della partita con il risultato di parità. Nella foto, infatti, anche se il Nero è decisamente in vantaggio avendo più pezzi sulla scacchiera, non potendo il Bianco fare una mossa, la partita finisce in pareggio.

Cosa c’entra quindi tutto questo con il VIX e i mercati finanziari?

Nell’articolo precedente ho già definito il VIX come un indice che stima la volatilità implicita delle opzioni (call e put) sullo S&P 500, offrendo una previsione della variabilità del mercato azionario nei successivi 30 giorni. Tanto più alto è il VIX, maggiore sarà la percezione del rischio presente sul mercato, tanto che nel gergo finanziario si è guadagnato il l’appellativo di indice della «paura».

Non ho però spiegato che non esiste un solo valore per questo indice, ma viene calcolato anche per altre scadenza temporali oltre ai 30 giorni.
Infatti il VIX, essendo un indice, per poter essere tradato ha bisogno di strumenti derivati: i futures e le opzioni.
Per semplicità, prendendo in considerazione solo i futures, ne esistono fino a 9 scadenze temporali diverse, distanziate un mese l’una dall’altra.


Dal sito vixcentral.com si può ricavare la curva dei prezzi dei vari futures: i futures a scadenze diverse hanno quotazioni differenti.
L’analisi della quotazione dei vari futures porta a delineare due scenari:

  • In normali condizioni di mercato, quindi con mercati stabili o in salita, i futures a scadenza più lontana hanno quotazioni maggiori a quelle dei futures a scadenza più vicina. Questa situazione, tipica anche per i futures delle materie prime, è definita contango, gli operatori si sentono più tranquilli per la volatilità a breve termine che non per scadenze più lontane.
  • Quando invece future a scadenza più vicina quotano a valori maggiori rispetto a quelli più lontani, ci si trova in una situazione di “backwardation”. Questo esprime maggiore preoccupazione degli operatori su quello che succederà a breve.

Che cosa porta quindi il VIX ad avere valori maggiori ad ottobre rispetto ai mesi successivi?

Risposta molto semplice e di facile comprensione: le Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America il 3 novembre.
La discrepanza tra i mesi di Ottobre e Novembre è data dal calcolo del VIX su opzioni del SP500 con 30 giorni prima della scadenza.

Quello che però il VIX potrebbe non prezzare correttamente al momento è la reazione al risultato delle elezioni.
Infatti l’opinione dei trader si sta dividendo se il rischio riguardo le elezioni sia over/sotto prezzato, e se a voto fatto, sia possibile un ritorno a una situazione di contango della volatilità.

Quello che però ad oggi gli operatori stanno iniziando a temere di più è un possibile esito di STALLO dalle elezioni.

E’ infatti del 14 settembre l’articolo di Zero Hedge in cui si rileva un aumento nel consensus per un possibile risultato di “contested election”.

Già a luglio, David Kostin, analista di Goldman Sachs, scriveva che non è certo che si abbia un risultato definitivo sulla vittoria di uno dei due candidati per settimane se non addirittura mesi.

Kostin infatti afferma che le preoccupazioni per la salute e i protocolli per mantenere le distanze di sicurezza tra le persone possano spingere molti a votare per posta senza recarsi alle urne. Nel caso quindi di un risultato elettorale non schiacciante è probabile che il conteggio ed eventuali ri-conteggi richiederanno tempo. Ogni stato ha la possibilità di certificare i risultati fino a una data compresa tra l’8 dicembre e il 14 dicembre, quindi più di 35 giorni.

Sembra una cosa impossibile vero? In realtà esiste un precedente, quando nel 2000, sono stati necessari l’intervento della Corte Suprema e 34 giorni per avere chiarezza su chi avesse vinto le elezioni tra Al Gore e George W. Bush.

Questo parere è stato condiviso anche dagli analisti di Deutsche Bank che esprimono dubbi sulla quotazione di Novembre e di Dicembre del VIX, che rappresentano al momento uno scenario di risultato elettorale veloce e chiaro, non così scontato al momento.

Venendo ai giorni nostri, il 14 settembre, Mislav Matejka, chief equity strategist di JPM, si è aggiunto al coro degli avvertimenti riguardo un risultato incerto delle elezioni, che viene visto come il “worst-case scenario” per il mercato, al punto che potrebbe danneggiare fortemente le performance dei mercati azionari nell’ultima parte dell’anno.

Secondo lui infatti una paralisi legislativa porterebbe a enormi danni per l’economia, in quanto misure chiave come stimoli fiscali sarebbero rimandate.

Quindi JPM non si augura di trovarsi in un risultato di “contested election”, dove il numero dei voti è praticamente pari tra le parti e i risultati sono rimandati per i conteggi e possibili dispute legali.

Il precedente storico

Si deve fare riferimento all’anno 2000 per immaginare un risultato simile, con la sfida elettorale tra Bush e Al Gore. In quel periodo di incertezza l’indice americano SP500 perse circa il 12%.

Per lo stesso scenario ma ai giorni nostri, JPM si aspetta un effetto ancora peggiore, con l’economia che necessita di un sostegno tramite stimoli fiscali repentini che verrebbero rimandati dalla paralisi legislativa.

La reazione dei fondi Long Volatility

Nella stessa giornata anche alcuni gestori di fondi Long Volatility hanno dato il loro sostegno a questa tesi.
Chris Cole, CIO del fondo Artemis Capital, ha espresso la propria opinione tramite un tweet in cui sostiene che la volatilità dei mesi futuri non è prezzata correttamente, in quanto le elezioni al momento vengono prezzate come l’evento dell’uscita dei dati degli Earnings di una azione, cioè come un evento unico e non come un evento che può avere un risultato prolungato nel tempo che può portare futura incertezza.

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