Crolla la produzione di petrolio U.S.A.: analisti sorpresi

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Crolla la produzione di petrolio U.S.A.: analisti sorpresi

Il mercato del petrolio non ha mai ricevuto così tante attenzione come negli ultimi mesi. In parte a causa della guerra dei prezzi, in parte per il covid-19.

Breve recap per i disattenti. La guerra dei prezzi è iniziata il 5 marzo. L’Arabia Saudita ha chiesto alla Russia un taglio della produzione per sostenere i prezzi. La Russia ha rifiutato e l’Arabia Saudita, per ripicca, ha aumentato la produzione facendo crollare il prezzo. La Russia ha rifiutato per ripicca verso gli Stati Uniti che con le loro sanzioni rendevano difficoltosa la conclusione del Nord Stream 2, colossale progetto di oleo e gasdotti in Europa. Fine recap.

Alla guerra dei prezzi si è aggiunto il problema del covid-19 che ha costretto tutte le economie del mondo a drammatici lockdown causando un crollo della domanda mai visto prima.

La produzione giornaliera globale di petrolio si attestava intorno ai 100 milioni di barili al giorno; in poche settimane la domanda è crollata a 65-70 milioni di barili al giorno. Un gap di 30 milioni di barili al giorno ha portato addirittura il prezzo in territorio negativo.

Quindi gli stati produttori sono corsi ai ripari.

Dal primo maggio OPEC+ si sta impegnando a tagliare 9,7 milioni di barili al giorno. Stati Uniti, Canada e Brasile, rispettivamente primo, quarto e ottavo stato produttore), non hanno siglato accordi particolari.

Trump diceva che sarebbe bastato il mercato a regolamentare il prezzo.

Non aveva tutti i torti. In realtà la politica di Trump era nel pallone più completo, dovendo decidere tra due strade con implicazioni politiche enormi (visto anche le elezioni di novembre in vista):

  • salvare le aziende petrolifere non diminuendo la produzione (e quindi affossando il prezzo del petrolio);
  • forzare il taglio della produzione, mettendo in difficoltà le aziende.

Come il più atipico dei monaci Tao, ha deciso di non agire e alla fine ha portato a casa il risultato.

Infatti il taglio della produzione negli Stati Uniti ha raggiunto livelli che gli analisti non si sarebbero mai aspettati.

Qui sotto il grafico della produzione giornaliera in migliaia di barili al giorno degli Stati Uniti. Le ultime stime attestano la produzione a 11.600.000 barili al giorno.

Di seguito allego un grafico che analizza la produzione per settore, o PADD. I PADD sono circoscrizioni amministrative con cui è stato suddiviso l’intero territorio statunitense per fini organizzativi. Il bacino più produttivo in assoluto è il Permiano, a metà tra Texas e News Mexico; nel grafico qui sotto lo trovi nel PADD del Golfo (Gulf Coast).

C’è un piccolo problema residuo che proprio piccolo non è: le scorte.

Il crude oil stoccato ha raggiunto record pazzeschi per due motivi:

  1. il petrolio a basso costo fa comodo e quindi lo si immagazzina;
  2. la domanda è talmente scarsa che non si sa più dove metterlo.

Di seguito allego un grafico che indica la quantità di petrolio stoccato per bacino ( o PADD, ovvero per “zona”).

Finché le scorte rimangono alte è difficile sostenere il prezzo in modo deciso. C’è da dire però che il contratto di luglio del Crude Oil WTI, lo standard di riferimento, ha da poco superato i 30$ al barile, prezzo inimmaginabile fino a poco fa.

Attenzione all’arrivo di decine di superpetroliere saudite!

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