Il lato oscuro dell’energia solare – Parte 1 – I falsi miti del petrolio

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Il lato oscuro dell’energia solare – Parte 1 – I falsi miti del petrolio

Le fonti di energia rinnovabile sono il futuro, lo sappiamo. In particolar modo, eolico e solare, attirano moltissimo l’attenzione degli investitori.

Sono anni, ormai, che gli investimenti nelle energie rinnovabili si stanno intensificando. La Cina, grazie al suo potere di spesa, è in prima linea.

L’Europa, nel suo piccolo, sta lavorando molto per implementare soprattutto l’eolico, con in prima linea la Germania e i paesi scandinavi.

Io sono sempre stato prudente rispetto a questo genere di investimenti e in questo articolo spiego il perché.

Il petrolio che finisce

Il petrolio è una fonte di energia non rinnovabile e molto inquinante. Analisti e investitori tendono a pensare che presto il petrolio finirà, per questo 1) è necessario disinvestire tutte le aziende coinvolte nel settore petrolifero, e 2) è necessario investire nell’eolico e nel solare.

Il primo problema è che il petrolio non sta finendo. Non come generalmente si crede.

Primo punto: le energie non rinnovabili sono ancora di gran lunga le più utilizzate. Al primo posto c’è il petrolio, poi il carbone e in seguito, in ascesa, il natural gas.

Il distacco è enorme.

Consumo mondiale di energia. Le non rinnovabili dominano.

Alcune regioni utilizzano ancora enormi quantità di carbone, ad esempio. Le energie rinnovabili stanno iniziando ad avere un impatto soprattutto in Europa.

Consumo per regione geografica.

Di petrolio, al mondo, ce n’è ancora tantissimo. Le ultime stime dicono circa 1.700 miliardi di barili.

Totale delle riserve globali di petrolio.

Attenzione a un fatto importante: le riserve di petrolio sono in aumento!

Come mai? Semplice: c’è ancora moltissimo petrolio ancora non sfruttato o ancora da scoprire.

Il Venezuela, ad esempio, ha la maggior riserva al mondo di petrolio non sfruttato.

Oppure se pensiamo all’Artico, scrigno preziosissimo e ricolmo di petrolio e gas naturale. Ci sono ancora almeno 90 miliardi di barili di petrolio da estrarre, pari al 5,9% dell’attuale riserva, e 1669 mila miliardi di metri cubi di gas naturale, pari addirittura al 24,9% delle attuali riserve.

Fonte: https://www.visualcapitalist.com/energy-and-mineral-riches-of-the-arctic/

Inoltre va considerato l’insieme dei paesi in via di sviluppo come Brasile, India, Messico, Russia o la stessa Cina, in forte crescita da almeno 3 decenni, che consumano moltissimo e soprattutto in modo “sporco”.

Per i paesi in via di sviluppo, è più economico e profittevole rivolgersi alle energie non rinnovabili.

Dati alla mano, quindi, è impossibile stabilire con precisione quando finirà davvero l’era del petrolio.

Inoltre vanno valutati ancora due fattori importantissimi:

  • l’innovazione tecnologica;
  • la plastica.

L’innovazione tecnologica, nell’ambito dell’estrazione petrolifera, ha avuto un impatto devastante nel recente passato con due rivoluzioni incredibili: il fracking statunitense e l’estrazione dalle sabbie bituminose canadesi.

Entrambe le tecniche erano note da decenni, ma solo negli ultimi 15-20 anni, l’avanzamento tecnologico, ha permesso di implementare a dismisura l’estrazione del petrolio.

L’enorme impatto delle sabbie bituminose canadesi.
Intorno al 2005 gli Stati Uniti hanno ottimizzato il fracking. Nel 2019 sono diventati il primo produttore al mondo di petrolio.

La plastica è utilizzata in migliaia di ambiti diversi e condiziona la nostra vita molto più di quanto siamo disposti a credere. Non si tratta solo di piatti o bicchieri di plastica.

Si tratta di computer, monitor, accessori nelle auto, componenti elettronici, la plastica è semplicemente ovunque. E la plastica si produce dal petrolio.

Attenzione: la plastica non è il male assoluto, anzi. E’ economica, riutilizzabile, pratica, flessibile, riciclabile: è una rivoluzione umana sempre sottovalutata.

Sarà difficile rimpiazzarla o trovare metodi di produzione alternativi.

Un ultimo aspetto: le previsioni del petrolio si sono sempre rivelate sbagliate. Di seguito alcune previsioni di analisi negli anni passati, tutte sbagliate.

In conclusione di questo primo articolo, il petrolio non sta finendo e le implicazioni sono molto più grandi di quanto siamo disposti a credere.

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