Quando il gioco si fa duro, i duri hanno bisogno di dollari PT.2

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Quando il gioco si fa duro, i duri hanno bisogno di dollari PT.2

Ieri abbiamo parlato di come, nel trading in generale, in caso di crollo dei mercati, sia più utile comprare obbligazionario rispetto a oro.

Oggi Bloomberg ritorna sul pezzo. Nell’articolo di Elena Mazneva, Ranjeetha Pakiam e Justina Vasquez vengono riportati numeri e analisi discordanti.

Dato #1: l’acquisto di ETF su Gold è in costante aumento negli ultimi 25 giorni, sfiorando il record del 2011.

l’acquisto di ETF su Gold è in costante aumento negli ultimi 25 giorni, sfiorando il record del 2011.

Dato #2:Meno del 10% degli investitori possiede oro e probabilmente il metallo costituisce in media meno del 2% dei portafogli, secondo Peter Grosskopf, amministratore delegato di Sprott Inc., un gestore specializzato in metalli preziosi.

Dato #3: viene postato un grafico di analisi dei prezzi durante le crisi:

Andamento medio dei prezzi in fasi di crisi del mercato azionario.

Dato #4: viene citato l’indicatore RSI. “L’RSI a 14 giorni dell’oro ha superato di poco i 70 di questa settimana, il che suggerisce in genere che i titoli sono ipercomprati e pronti per un declino.

Grafico del prezzo spot di gold e dell’indicatore RSI.

Ricapitoliamo il tutto perché rischio di innervosirmi inutilmente e non sono neanche le 10 del mattino.

Primo concetto: l’oro è incredibilmente cool e negli ultimi giorni viene accumulato, MA (e il ma è davvero grande), l’oro costituisce in media meno del 2% dei portafogli. Ergo, non conta nulla. Non è un bene rifugio vero perché sennò sarebbe molto più presente, giusto? Non ha senso definirlo “rifugio” se nessuno lo usa per ripararsi. Stampatevi bene a mente queste frasi.

Secondo concetto: l’oro cresce nelle crisi? Ma che accidenti di grafico è?

Il grafico riporta solo 3 periodi di crolli: ’90-’91, 2001 e 2007-2009. In 2 dei 3 periodi, l’oro è decisamente basso, quasi impercettibile. Solo nel 2008 è salito molto e quindi la media che propongo è chiaramente falsata. E il 2018 dov’è finito, ad esempio?

Siamo nell’imbarazzante più totale.

Ecco i dati che porto io.

Nei seguenti 2 grafici abbiamo i prezzi di Gold ed S&P500 nel 2001.

Grafico di gold future nel 2001
Grafico di S&P500 future nel 2001

Nei seguenti 2 grafici abbiamo i prezzi di Gold ed S&P500 nel 2008 (fino a metà 2009).

Grafico di gold future nel 2008
Grafico di S&P500 future nel 2008

E’ chiaro ed evidente che l’oro non segua così pedissequamente le discese dell’S&P, anzi, a volte se ne frega proprio.

Ricordo che sto dimostrando con i prezzi e i numeri il fatto che Gold non è così anticorrelato come normalmente si crede agli indici azionari.

Nei seguenti 2 grafici abbiamo i prezzi del TY (T-Note), l’obbligazionario decennale americano.

Grafico di t-Note future nel 2001
Grafico di t-Note future nel 2008

I numeri non sono assoluti, sono manipolabili a proprio piacimento. Però in questo caso ho dimostrato inequivocabilmente che cresce molto di più l’obbligazionario, non l’oro.

Bloomberg ha toppato.

Siete investitori? Comprate azioni perché salgono sempre e comprare obbligazioni perché salgono anche quando le azioni crollano.

Siete trader? Diversificate il portafoglio con FV, TY, US e FGBL, il miglior modo per resistere ai crolli.

Prova grafica: i bonds nel mio portafoglio. Ah, che strano, salgono.

Fonte: https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-02-27/history-shows-that-gold-s-rally-may-only-just-be-getting-started?sref=okemOq9x

Fonte grafici: Tradestation

PS: non ho parlato dell’RSI citato da Bloomberg apposta. Il livello dell’imbarazzo ha raggiunto già soglie considerevoli per oggi.

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